La spirometria, letteralmente “misurazione del respiro”, è un esame strumentale che permette la valutazione della funzione respiratoria attraverso l’uso di uno strumento chiamato spirometro.
I test che vengono eseguiti sono abbastanza semplici, per niente invasivi, richiedendo solo una modesta collaborazione da parte del paziente che dovrà eseguire delle manovre di inspirazione ed espirazione polmonare attraverso un boccaglio che collega la bocca con lo spirometro.
Attraverso questi test si ottiene la misura di una serie di parametri, espressi anche graficamente, che indicano la capacità ed i volumi polmonari con indicazioni sul grado di pervietà delle vie respiratorie. I parametri che vengono misurati più comunemente durante l’esame spirometrico sono la Capacità Vitale (VC), la Capacità Vitale Forzata (FVC), il Volume Espiratorio Forzato (FEV) all’intervallo di 1 secondo (FEV1), il Flusso Espiratorio Forzato al 25–75% (FEF 25–75) e la Massima Ventilazione Volontaria (MVV). I risultati sono forniti sia in valore assoluto (litri e litri al secondo) che in percentuale rispetto al valore predetto (valore statistico di un gruppo di pazienti con caratteristiche simili (altezza, età, sesso e, talvolta, peso). In generale, i risultati oltre l’80-85% del valore atteso sono considerati normali.
La spirometria permette la valutazione dell’apparato polmonare attraverso l’individuazione di 4 possibili quadri clinici, da Normale a Ostruttivo, Restrittivo e Misto (ostruttivo e restrittivo), ed in base al valore dei parametri misurati, permette la distinzione di ciascun quadro patologico in 4 gradi di severità, da Lieve a Moderato, Grave e Molto Grave.
Alcune patologie polmonari come l’Asma Bronchiale, la Fibrosi Polmonare, la Fibrosi Cistica, la Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva presentano dei quadri ventilatori così particolari tali da essere riconosciuti già al semplice esame spirometrico.