Appoggio plantare scorretto

21 Dic 2019 Articoli

Si definisce scorretto appoggio plantare una condizione anatomica e funzionale che altera lo stato fisiologico del piede quando entra in contatto con il suolo, ovvero con la sua porzione anteriore, laterale e posteriore.

Piede piatto: presenta un appianamento della volta plantare longitudinale che può essere dovuta a svariate cause, sia congenite che acquisite.
Un piede piatto congenitamente malformato presenta una volta mediale longitudinale che appare convessa.

Il piede piatto può essere anche una conseguenza di alterazioni biomeccaniche intrinseche al piede, come la deformazione in valgismo del calcagno con conseguente abbassamento della volta plantare, o il piede distrofico o rachitico, o cause traumatiche, flogistiche e neoplastiche.

Piede cavo: è la condizione opposta al piede piatto, costituita da un incremento della concavità della volta plantare, con gli archi longitudinali maggiormente pronunciati. Il piede cavo può essere causato da: malformazione congenita, trauma dovuto all’utilizzo di calzature scorrette, malattie che intaccano il sistema nervoso (piede cavo neurologico) e malattie reumatiche

Piede pronato: il piede si presenta ruotato sul proprio asse longitudinale, la pianta è rivolta verso l’esterno e l’altezza dell’arco è inferiore a quella fisiologica. L’impronta del piede pronato risulta medializzata con assenza della zona laterale del piede.

Piede supinato: il piede, ruotato sul proprio asse longitudinale, presenta la pianta rivolta verso l’interno. È più difficile riconoscere un piede supinato rispetto ad uno pronato, ma comunque è evidente l’aumento dell’arco plantare e lo spostamento verso l’interno dell’avampiede. L’impronta podalica risulta spostata lateralmente.

Piede torto: è una deformazione rigida permanente costituita da alterati punti di appoggio al suolo (piede supinato rigido). È una malformazione spesso genetica, di origine embrionaria. La pianta del piede torto risulta flessa con volta accentuata e l’asse del calcagno è deviato medialmente rispetto all’asse longitudinale della gamba.

Piede talo: è costituito da un appoggio del piede prevalentemente sul calcagno.

Piede equino: presenta un appoggio plantare prevalente sull’avampiede, in particolare sui metatarsi.
È una malformazione che può essere congenita o che può svilupparsi nella fase adolescenziale a causa di una crescita molto rapida dei segmenti ossei della gamba e della coscia che non corrisponde allo sviluppo muscolare e tendineo.
I passi dei soggetti con questa patologia sono piccoli e le impronte risultano unicamente sull’avampiede.

Pur rappresentando una delle più frequenti richieste di consulenza specialistica in età pediatrica, il piede piatto rimane ancora oggi un argomento di difficile interpretazione dal momento che raggruppa in una stessa definizione eziologica una serie di varianti anatomiche estremamente differenti tra loro per prevalenza, gravità prognostica e strategie terapeutiche da adottare.

La mancanza di criteri diagnostici universalmente accettati, la difficoltà nel riconoscere fattori prognostici certi, l’allarmismo diffuso ed amplificato nell’opinione pubblica da fonti scientifiche non attendibili rendono talvolta molto difficile potersi relazionare con le famiglie su questo argomento.

Il piede piatto in età pediatrica è di comune riscontro (circa il 90% dei bambini al di sotto dei 2 anni di età presenta un appiattimento più o meno pronunciato della volta plantare per ridursi spontaneamente al 4% dopo i 10 anni di età con il normale accrescimento fisiologico dell’apparato muscolo-scheletrico, tanto da essere considerato nella maggioranza dei casi una variabile della normale conformazione del piede del bambino detto infatti  piede lasso dell’infanzia.

Il Piede lasso dell’infanzia si colloca cronologicamente  tra il 3° e il 6° anno di vita, è asintomatico e si rende evidente solo sotto carico, mentre in scarico e in punta di piedi la sua morfologia è del tutto normale.

Il Piede Piatto dell’adolescenza si colloca cronologicamente tra il 6° e il 13° anno di vita , è la continuazione del piede lasso dell’infanzia, ma a questa età può diventare sintomatico.

Per questo motivo il piede piatto essenziale dell’adolescenza viene suddiviso in 3 sottogruppi:

piede piatto funzionale (asintomatico)

piede piatto contratto (sintomatico)

piede piatto strutturato (sintomatico)

Nel piede piatto contratto e strutturato l’eccessivo svolgimento dell’elica plantare e la pronazione del calcagno rimangono tali anche in scarico e il calcagno conserva in punta di piedi il suo assetto in pronazione.

Da sottolineare, quindi, che deve essere la presenza della sintomatologia correlata, piuttosto che la morfologia dell’impronta, la discriminante tra ciò che è patologico e ciò che è normale.

I criteri diagnostici principali, quindi, da valutare in un piede piatto in età pediatrica sono i seguenti:■ l’età del bambino ■ il grado di riducibilità ■ la presenza di sintomi clinici associati (dolore, retrazioni mio tendinee, limitazioni mobilità articolare).

Di fronte ad un piede piatto sintomatico bisogna considerare:■ l’età, le modalità d’insorgenza, le caratteristiche della sintomatologia dolorosa e la qualità del cammino (compare durante attività sportiva o anche a riposo? limita il bambino nelle sue comuni attività?);■ la riducibilità delle deformità del piede sintomatico ai test funzionali.

È inoltre fondamentale di fronte ad un piede piatto sintomatico eseguire una corretta localizzazione anatomica del dolore (articolare, metafisario diafisario), valutarne il timing (mattutino o notturno) o se è associato a sintomi di flogosi, in quanto il piede piatto sintomatico può essere, anche se raramente, sintomo di patologie sistemiche di natura reumatica, infiammatoria, neoplastica, post traumatica o neurologica.

La causa più frequente di piede piatto rigido in età pediatrica è costituita dalle sinostosi tarsali una malformazione congenita relativamente frequente (3–6% dei piedi in età pediatrica), caratterizzata da piattismo della volta longitudinale plantare con valgismo del meso-retropiede, rigidità delle articolazioni del tarso, dolore e contrattura dei muscoli estensori e pronatori del piede.

Quindi, alla luce delle moderne conoscenze l’identificazione del piede piatto in età pediatrica con la sola assenza o riduzione morfologica dell’altezza dell’arco plantare non è più accettabile in quanto i parametri morfologici del piede piatto non hanno un valore predittivo sufficiente per distinguere con certezza i soggetti a rischio da quelli a remissione spontanea e tale semplificazione può indurre in errore nello screening e causare over-treatment in ambito specialistico.

Compito del medico specialista sarà quello di riconoscere quel ristretto numero di bambini nei quali al piede piatto valgo si associa un corredo sintomatologico indicativo di una evoluzione patologica (comunque mai prima dei 6 anni).

La monolateralità dell’affezione , la facile affaticabilità del bambino, il dolore irradiato alla gamba, la limitazione funzionale, la mancata auto-corregibilità sono tutti segni , che singolarmente o in associazione, qualificano il piattismo plantare come condizione patologica.

La  maggioranza degli articoli  sull’argomento concludono per l’inefficacia di un trattamento con plantari nel trattamento del piede piatto fisiologico non sintomatico reputandola una scelta terapeutica ininfluente se non addirittura dannosa , disturbando il normale processo di maturazione e di normalizzazione dell’arco plantare, essendo in grado di sviluppare dipendenza al trattamento, una minore autostima ed effetti psicologici negativi anche in età adulta.

Raramente indicato, il trattamento chirurgico va preso in considerazione se il trattamento conservativo (ortesico, riabilitativo) non ha dato i risultati sperati, se la deformità in età adolescenziale si è dimostrata ingravescente e/o se la sintomatologia dolorosa, quando presente, limita le normali attività (ludico-sportive e/o quotidiane) del bambino. Solo una quota non superiore al 5% dei piedi piatti dell’adolescente e dell’adulto richiede un trattamento chirurgico.

Scopo del trattamento chirurgico nel paziente pediatrico è quello di ridurre o eliminare il dolore, ridurre la deformità anatomica e ripristinare un corretto allineamento articolare preservando la mobilità articolare (quando possibile).

In Conclusione nonostante quanto emerso dall’analisi della letteratura più moderna sull’argomento, il piede piatto in età pediatrica ancora oggi è motivo di ansia e preoccupazione ingiustificate da parte delle famiglie anche se nella stragrande maggioranza dei casi rappresenta una normale variante anatomica del piede del bambino e si normalizza nella prima decade di vita senza alcun trattamento. La mancanza di chiarezza su come eseguire una diagnosi di piede piatto in età pediatrica e su come identificare i casi a rischio da inviare allo specialista ha provocato la proliferazione di richieste specialistiche ‘sociali’ (ortopediche, fisiatriche, osteopatiche) e di trattamenti (conservativi, riabilitativi e chirurgici) ‘preventivi’ con un conseguente sempre crescente aumento dei costi sanitari La scelta di trattare con ortesi plantare o chirurgicamente un piede piatto in età pediatrica, soprattutto se asintomatico, non deve essere una scelta dettata da un orientamento o da una scuola di pensiero o giustificabile dal punto di vista scientifico , pensando così erroneamente di poter ottenere risultati clinici e funzionali superiori a quelli ottenibili con la sola sorveglianza clinica

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